In questo periodo le elezioni presidenziali negli Stati Uniti hanno indubbiamente tenuto banco e abbiamo visto come le battaglie commerciali, i dazi, le importazioni e gli equilibri internazionali rappresentino un fattore chiave delle politiche della Casa Bianca.
Ma cosa c'entra tutto questo con il riso Razza77? Beh, in realtà a quanto pare il Mondo e le logiche che lo guidano non sono poi così cambiate dal 1780 ad oggi; oggi c’è la Cina, nel 1780 c’era il Piemonte! Oggi c’è TikTok, nel 1780 c’era il riso del Piemonte!
Nel 1784 infatti, Thomas Jefferson, futuro terzo presidente degli Stati Uniti, fu incaricato di assistere alle trattative commerciali che Benjamin Franklin e John Adams conducevano in Europa per ammettere, insieme ad altre merci, il riso americano al mercato francese, alle stesse condizioni preferenziali del riso piemontese che otteneva favori doganali in quanto favorito dai francesi.
Le trattative, tuttavia, non furono fruttuose, pertanto nel 1787 Jefferson decise di intraprendere una vera e propria missione di spionaggio industriale (agricolo per la verità), dapprima a Marsiglia e poi in Piemonte. A Marsiglia, laddove arrivava tutto il riso di importazione dalle risaie piemontesi, cercò infatti di comprendere i segreti di tale riso e perchè fosse favorito rispetto a quello americano coltivato in Carolina. I risicoltori americani e lo stesso corpo diplomatico in Francia erano, infatti, convinti che il segreto fosse nelle metodologie di gestione agricola adottate dai piemontesi.
Per capirne di più, Jefferson intraprese allora un viaggio verso il Piemonte, partendo il 12 aprile da Nizza e ritornandovi il 4 Maggio. In questo viaggio attraversò tutta la pianura risicola piemontese, visitando Torino, Vercelli, Novara, Milano e Pavia; uno dei suoi contatti era Gaudenzio Clerici, un giovane novarese che era stato ospite nella sua casa di Monticello e con il quale era in contatto epistolare, che lo invitò a Novara. Fu così che realizzò che la sostanziale differenza fra il riso di provenienza piemontese e quello americano non risiedeva nei modelli di gestione agricola, ma nella varietà genetica di quel riso, che ne era il vero segreto. Infatti, a quei tempi i Savoia proibivano severamente l’esportazione del riso grezzo (risone) al di fuori dei confini nazionali, pena anche la morte!
Ma in barba alla legge, e a quella che oggi sarebbe tutela del Made in Italy e punibile come spionaggio industriale, Jefferson fu in grado di impadronirsi di un sacco di risone, che riuscì a contrabbandare poi negli Stati Uniti passando dal porto di Genova, come lui stesso ammette in una delle sue memorie:
“Poggio, a muleteer, who passes every week between Vercelli and Genoa, will smuggle a sack of rough rice for me to Genoa ; it being death to export it in that form”.
“Poggio, un mulattiere, che passa ogni settimana tra Vercelli e Genova, contrabbanderà per me un sacco di riso grezzo a Genova; è vietato esportarlo in quella forma”.
Inoltre, temendo l’insuccesso del trasporto di Poggio, egli stesso si fece personalmente contrabbandiere, portando alcuni chili di risone nel proprio bagaglio.
Il suo obiettivo era infatti quello di coltivare tale riso in Carolina del Sud ed in Virginia per scalzare il primato piemontese sul mercato francese. Per questo, al suo ritorno negli Stati Uniti, fu acclamato come un eroe dai risicoltori americani.
Tuttavia non riuscirono a ricavarne nulla e gli americani continuarono a coltivare un tipo di riso denominato “Carolina”, un riso dal grano lungo, cristallino e sottile, meno gradito a quei tempi rispetto al grano grosso e tondeggiante del riso italiano del piemonte.
Ironia del destino vuole però che proprio un riso americano, californiano per essere precisi, venne in soccorso della risicoltura piemontese nel 1925 dando avvio a quelli che oggi sono riconosciuti come i migliori risi da risotto al Mondo: parliamo della varietà Lady Wright, la “mamma” del riso Razza 77, ma questa è un’altra storia...